20/04/15

Il Circo dei Vampiri - di Richard Laymon - una recensione e una tirata d'orecchie alla Gargoyle



Un giorno d'agosto del 1963, tre adolescenti della provincia americana, spinti dalla curiosità fanno di tutto per andare allo spettacolo di un circo itinerante di vampiri il cui ingresso è riservato solo agli adulti. 
Un romanzo di formazione prima che un horror, questo di Laymon. L'ultimo della sua carriera per l'esattezza, dove la tensione, la suspence e l'orrore montano lentamente, molto lentamente, per poi deflagrare solo nelle ultime pagine. 

Diciamolo, Richard Laymon è stato un grandissimo autore. Ma per motivi che ancora oggi fatico a comprendere è completamente snobbato qui in Italia. Va detto che la Fanucci editò alcuni romanzi negli anni '90, poi più niente. Fatico a comprendere come ci possano essere decine di titoli tradotti di King o Lansdale, senza che ce ne siano altrettanti del compianto Richard. 
E basta con questa storia che l'horror è un genere di nicchia. Il punto è che c'è uno snobismo intellettuale diffuso nel nostro paese, e una cecità totale rispetto ai gusti del pubblico. Ci sono "nicchie", persino in Italia, sì, che da sole mandano avanti intere case editrici e produzioni.
Ma c'è un pensiero dominante che si diverte a classificare con supponenza letteratura e cinema in serie A, B e Z, ignorando quello che diceva Oscar Wilde riguardo ai libri: che o sono scritti bene, o sono scritti male. Punto. 
Chiusa questa parentesi, la casa editrice Gargoyle (e tra poco arriviamo anche a loro) è l'unica che, attualmente, ha un titolo di Laymon tradotto sul mercato italiano.
Come dicevo il Circo dei Vampiri è prima un romanzo di formazione e racconta la giornata di tre adolescenti che, per crescere, dovranno passare attraverso l'orrore. Un orrore "diverso" rispetto ad altri libri di Laymon, meno mostrato; dosato col contagocce pagina dopo pagina. Ma non per questo meno potente o disturbante. 
La straordinaria lezione di scrittura che l'autore ci dà nel suo ultimo romanzo è innanzitutto nella scelta di raccontare questo tipo di storia nell'arco di 24 ore. Meno di un giorno per cambiare l'esistenza dei personaggi, 400 pagine per arrivare a un unico, devastante fotogramma finale sui cui altri autori c'avrebbero sguazzato per interi capitoli. Laymon no. Racconta con estremo realismo tutto quello che accade prima dell'indicibile, poi gli bastano venti righe per lasciarci senza fiato e ripensare all'intera storia anche quando abbiamo chiuso definitivamente il libro. 
Consigliato?
Sì.
Da comprare?
No.
Già, perché il merito della Gargoyle di tradurre questo libro (e altri autori di genere introvabili qui da noi, come Jack Ketchum) si trasforma, pagina dopo pagina, in uno scempio assoluto e in un'esperienza da dimenticare: 
refusi, impaginazioni sbagliate, errori di stampa e (poche, per fortuna) discutibilissime costruzioni sintattiche. Tralasciando l'orribile (nel senso di brutta e insulsa) copertina, che è questa qui:



un disastro. In media troviamo un refuso a pagina. Le pagine sono 400. Fate i conti. 
Mandando alle stampe un testo così, senza nemmeno provare a recuperare, la Gargoyle dimostra di non avere rispetto per il lettore e per i soldi che ha speso. Un po' come se uno, che so, acquista un'automobile ma poi appena uscito dal concessionario non gli funziona la frizione, poi il giorno dopo gli si rompe il contachilometri e così via. Perché non dovremmo accettarlo per un'auto e per un libro sì? 
Va detto che ho un paio di altri loro titoli e il testo non ha presentato queste schifezze. Ma non li giustifica, non giustifica il danno che hanno fatto sul romanzo di Laymon. Danno per l'autore, danno per il lettore, e per la serietà della casa editrice stessa. 
Ergo, se ve la cavate in inglese, leggetelo in lingua. 

2 commenti:

  1. Libro capolavoro. La versione Gargoyle è un po' così ma è meglio che niente. Anche a questo livello comprerei altri titoli di Laymon o Ketchum

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  2. Purtroppo, se c'è solo questo è vero che non si ha molta scelta. Ma più di 400 refusi so' tanti eh...

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