26/01/14

True detective - prima serie



Difficile stabilire da un paio di episodi se una serie "regge" sulla lunga distanza, ma non è facile non lasciarsi prendere dall'entusiasmo per True detective. Serie HBO con Matthew McConaughey e Woody Harrelson. Rispettivamente Rust Cohle e Martin Hart detective, appunto, a caccia di un serial killer in Louisiana. 
Ormai lo sappiamo da tempo ed è inutile ribadirlo, le serie tv americane sono diventate sempre di più terra di sperimentazione narrativa. 
Forti di un linguaggio (quello televisivo) consolidato nelle migliaia di produzioni e che col tempo si è evoluto verso qualcosa d'altro, creando così splendidi "mostri" non ben specificati e che oggi cerchiamo ancora di decodificare (tipo Lost).
Ripeto, due episodi forse non sono sufficienti per dire che True detective è una di quelle serie, di quei "mostri" che ti mandano in estasi, ma la sensazione è proprio quella.
E pensare che la struttura, punto forte di tutte le serie ben fatte, non la fa da padrona. Certo, ci sono due piani temporali, uno nel presente e l'altro diciassette anni prima. I due detective stanno raccontando separatamente la versione dei fatti in una sala interrogatori e noi sostanzialmente vediamo un lungo flashback. Capiamo anche che tra il prima e il dopo è successo qualcosa, e vogliamo sapere cosa. 
Il punto davvero forte, che disorienta, è il tono. Non di un thriller qualsiasi: la tragedia che incombe, quella dell'essere umano. Atmosfera e psicologie che vanno in profondità e trascendono. A tratti, passatemelo, sembra un'opera esistenzialista. Si riesce a vedere ciò che si pensava potesse raccontare solo il romanzo (Nic Pizzolatto, autore della serie, è prima di tutto un romanziere) e per questo credo sia rivolta a un pubblico più maturo. Quindi non per tutti, ma da vedere. Se non altro per McConaughey e Harrelson in stato di grazia.

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