13/12/13

Il Richiamo del Cuculo - Robert Galbraith (J.K. Rowling) - recensione



J.K. Rowling sa bene che anche quando scrive un appunto su un post-it ha gli occhi del mondo puntati addosso. Per questo ha deciso di usare lo pseudonimo Robert Galbraith su un progetto diverso dalle avventure del maghetto: per avere meno aspettative addosso, meno pressioni, e sentirsi libera di scrivere quel che cavolo le pareva. Oddio, non è che qualcuno gliel’abbia proibito, di scrivere qualcos’altro. Ma se il risultato è una buona storia tutto è concesso. 
Quando Il Richiamo del Cuculo è arrivato in libreria non ha avuto un gran successo e l’accoglienza è stata tiepida. Poi, per far salire le vendite e far abbassare la pressione dell’editore (pressione sanguigna) è bastato fare il nome magico. 
Purtroppo però, la magia non ha funzionato. 
E PERCHE'?

Perché il risultato è un giallo che fatica a decollare e coinvolge il minimo del minimo indispensabile. 
In breve: Cormoran Strike è un detective privato chiamato a indagare sulla morte della fichissima e ricchissima modella Lula Landry, precipitata in circostanze misteriose dalla finestra del suo appartamento. Acciaccato dalla vita e dai debiti Cormoran decide di prendere il caso e cerca di scoprire la verità parlando con modelle superfighe, autisti superfighi, il guardiano di un palazzo quasi figo, sbirri anche questi fighi pure loro, produttori cinematografici, mogli cocainomani di produttori cinematografici, rapper pari pari a 50 Cent, sbirri, avvocati con la puzza sotto il naso, mogli nevrotiche degli avvocati con la puzza sotto il naso, donne africane povere e brutte e qualche altro personaggio che ora mi sfugge. 
Ora, ironie a parte, la Rowling si sa, ha una buona scrittura e un’ottima capacità di caratterizzare i personaggi. Questo c’è nel romanzo e durante la lettura riusciamo a goderne, per fortuna. A parte qualche macchietta, comunque divertente, e qualche cliché che poteva benissimo essere evitato, gran parte della gente che si incontra tra le pagine di questo libro ha la terza dimensione, con sfumature psicologiche e caratteriali. Questa è una grande abilità e un grande merito. Il punto però è che se si ha tra le mani una detective story si vuole leggere una detective story. Ed è proprio qui la lacuna. 
Certo, l’impianto narrativo è stato costruito. Ma solo a monte, in fase di soggetto. La modalità di racconto si sviluppa su un’unica frequenza e un unico schema: detective che interroga testimone o sospettato / vita sfigata del detective / detective che interroga testimone o sospettato e così via, fino a un finale scontato e banale*.
Il detective Cormoran, pur essendo un personaggio potenzialmente interessante, non fa altro che intervistare testimoni o sospettati. Non fa altro che parlare. Chiacchiere su chiacchiere, parole soltanto parole. Non devo dirglielo certo io alla Rowling che una storia è azione e che bisogna mostrare, non raccontare. Non è la solita regoletta narrativa da applicare: una detective story scritta nel 2013 con cinquecentocinquanta pagine di dialoghi ha necessariamente bisogno di qualche regoletta. O no? 

Anche se ricco di elementi moderni come il jet set della moda, i rapper e tutto il resto, Il Richiamo del Cuculo è un giallo stantìo un po’ troppo datato, scritto al massimo dalla signora Fletcher, non dalla Rowling. 
A conti fatti, era meglio tenerlo quello pseudonimo.





*(SPOILER)

L’assassino di Lula è il suo fratellastro John Bristow, che ha dato l’ingaggio a Cormoran giusto per depistare. Il movente profondo, oltre che l’eredità (cosa non da poco, vista che è la prima soluzione che ci viene in mente), è quello di uno psicopatico: tanti anni prima John aveva ucciso l’altro suo fratellastro perché geloso e bisognoso di maggiori attenzioni. Bah.

4 commenti:

  1. Ho appena finito di leggere questo romanzo. Premessa: è la prima volta che leggo un romanzo di quel genere (giallo) e quindi non saprei dare un giudizio paragonandolo ad altri romanzi del genere. Premessa n°2: i libri che ho letto finora sono stati libri che, seppur appartenenti a generi differenti (da Harry Potter, a Tolkien, da Dan Brown, a Collins), sono sempre stati pieni di azione e colpi di scena che ti tenevano con il fiato sospeso. Premessa n°3: ammetto di averlo comprato solo perchè c'era dietro il nome di J.K. Rowling, avendola adorata in Harry Potter ed essendo stato piacevolmente sorpreso in "Il seggio vacante" (che ad oggi non saprei categorizzare in un genere ben definito, aiutami tu se ci sei riuscito). Dopo queste sfiancanti premesse ti dico: a me è piaciuto il romanzo; ammetto che è stato "pesante", che ho perso il conto da quanto tempo ci ho messo, però l'ho letto proprio come se stessi guardando una serie tv, ogni capitolo era una puntata, e ogni giorno scoprivo qualcosa di più di un personaggio. Così facendo non ho avuto il tempo di annoiarmi, mi sono "affezionato" ai personaggi, ho dato loro un volto ed è stato come se quei personaggi fossero esistiti davvero (cosa tra l'altro che mi è successo anche col precedente romanzo della Rowling). Il finale a mio parere (a parte il colpevole, che effettivamente è quello che conta), è stato tutt'altro che banale: in un capitolo ti ha chiarito tutta la trama incastrata alla perfezione, e al contrario di come pensavo ho ricordato e ricollegato ogni dettaglio (temevo di non capirci nulla avendoci messo tanto a leggerlo) e ogni dettaglio aveva la sua importanza, è stato questo che mi ha sorpreso più che il finale in sè. Ho letto l'ultimo capitolo col sorriso sulle labbra, come se avessi detto "Arrivederci" a un amico che chiamerò presto e mi racconterà un'altra storia......perchè a mio parere un romanzo giallo di stampo classico questo deve essere: dialoghi su dialoghi che riga per riga ti danno una sfaccettatura in più per sciogliere gli infiniti nodi della trama che a mio parere è stata costruita magistralmente. Attendo con trepidazione "Il baco da seta". Spero pubblicherai questa mio tentativo di brutta copia di una recensione!

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    1. Tutt'altro che brutta copia, grazie per il tuo parere. Come dici è un romanzo di stampo classico ma per me lo è stato forse troppo, tanto da sentire un po' di vecchiume. Personaggi molto forti comunque e ben sviluppati, a presto.

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  2. Io (da fan della Rowling) ho trovato un difetto molto grossolano e imperdonabile nel finale e cioè...l'inverosimiglianza dell'impianto della trama!
    Cioè...l'assassino l'aveva praticamente scampata nel modo più assoluto: caso chiuso, archiviato come suicidio, eredità intascata, nessuno che aveva minimamente collegato il suo nome a quello della sorella, niente di niente. Ebbene: l'assassino, a inizio libro, sente il bisogno di andare da Cormoran Strike per riaprire il caso e indagare nuovamente. Va prima dalla polizia (che non lo ha mai sospettato) pregando di riaprire il caso e, al rifiuto di questa di farlo perchè secondo lei è un palese suicidio...va addirittura da un detective privato. Ok, lo ha fatto per depistare. Il punto è che depistare le indagini lo fai se c'è anche la remota ipotesi che qualche zelante poliziotto ti colleghi al caso. Invece no, caso chiuso è suicidio, parliamo d'altro, kaput, voltiamo pagina. Persino i giornali hanno smesso di parlarne quando l'assassino va da Cormoran a pregare di continuare le indagini.
    E' assurdo. E perchè?
    Anche Cormoran se lo chiede, ad un certo punto. E che risposta si dà? "Che l'assassino è uno psicopatico, un pazzo che fa cose illogiche e folli".

    A parte che essere psicopatici significa essere tutto tranne che razionali e illogici, a parte che - escludendo la stupidaggine iniziale di andare a chiedere l'aiuto di Cormoran - l'assassino dimostra una lucidità invidiabile per 500 pagine...a me questa sembra una spiegazione frettolosa, superficiale e che copre il vero motivo "La Rowling aveva necessità di un pretesto per scrivere una detective story di 500 pagine basata sul nulla".

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