03/01/13

La migliore offerta - recensione



Diciamolo subito: La migliore offerta è un film imperdibile e l’anno cinematografico non poteva iniziare meglio di così. Tornatore si cimenta di nuovo con il genere thriller che a quanto pare gli riesce meglio di pomposi film autoriali, iper ambiziosi e costosissimi  (ovviamente mi riferisco a Baarìa). Gli riesce meglio sia sul piano registico che su quello della scrittura perché con pochi elementi racconta una grande storia e fa del cinema eccelso.
La trama vede come protagonista Virgil, un noto e ricco banditore d’asta (interpretato da Geoffrey Rush) che preferisce la compagnia delle opere d’arte a quella delle persone. Quando una donna dall’identità misteriosa gli affida la valutazione del patrimonio artistico lasciatole in eredità, Virgil non resiste alla tentazione di scoprire chi sia...

Così come succedeva per Una pura formalità i toni di La migliore offerta sono quelli del thriller dal respiro lento ma pieno di una suspence che cresce scena dopo scena, più vicino al miglior cinema di Polanski che non a quello a cui ci aveva abituato Tornatore negli ultimi anni. 
Non aspettatevi un thriller all’americana. Lo stampo di questo film è in tutto e per tutto europeo. Non è che ami molto questa definizione però c’è, e - per fortuna - si vede. La cultura e il paese in cui nasce o cresce una persona influenzano (irrimediabilmente) la sua sensibilità e il modo di raccontare, rinnegarla significa perdere l’identità o parte di essa.
Insomma, c’è tutto quello che deve esserci in un thriller ma quel particolare brivido che vuole il genere non viene messo in scena in modo “classico”. È suggerito e sussurrato nelle atmosfere, nelle sfumature dei personaggi e nei particolari delle inquadrature. 
Il meccanismo narrativo è oliato alla perfezione e quei momenti in cui si pensa di assistere a qualche svista o scivolone in realtà non sono altro che ingranaggi che fanno parte di un unico quadro.
Poi, Tornatore fa una delle cose più difficili in assoluto. Non da un punto di vista tecnico o narrativo che come già detto gli è pienamente riuscito. Riesce ad addentrarsi in una tematica che si vede raramente al cinema per ovvii motivi divulgativi: raccontare la bellezza come ideale estetico, raggiungibile solo attraverso la sublimazione artistica. 
Tutto questo non facendovi distrarre dallo schermo nemmeno per un secondo.
Sì, il 2013 cinematograficamente è iniziato bene. Pure troppo.

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