05/02/12

- recensione - ‘Il suggeritore’ di Donato Carrisi (Italy vs Usa 1-0)



Quando si parla di gialli o di polizieschi scritti da italiani li accogliamo ben volentieri nel nostro immaginario, e nelle nostre librerie. Oltre a Camilleri, Lucarelli e tanti altri, siamo forti di una tradizione che parte dagli anni sessanta con Scerbanenco. Così, quando esce un buon libro giallo italiano, non opponiamo resistenza. 
Ma se pensiamo ai thriller eh no, quelli non sono roba nostra: Thomas Harris, Deaver, Connelly e giù vagonate di scrittori a stelle e strisce. Abbiamo considerato il genere talmente fuori dalla nostra portata che ci siamo lasciati travolgere pure dalla nuova ondata di scrittori svedesi. Tanto per essere in argomento neve (a proposito ha nevicato, ve n’eravate accorti?).
Se dovessi ipotizzare un motivo puramente narrativo per cui i “mangia-spaghetti no good for thriller” direi che questo genere racconta fatti straordinari con personaggi straordinari. Prendiamo come esempio questo capolavoro del genere:



‘Il silenzio degli innocenti’ di Thomas Harris. La storia parla di un serial killer che scuoia le sue vittime per farsi il suo vestitino; l’agente Starling chiede aiuto ad un certo dottor Lecter, un genio per carità, ma che ha l’abitudine di invitare ospiti a cena per mangiarseli. Ora, immaginiamo per assurdo se una trama del genere fosse stata concepita da uno scrittore italiano. Concentratevi.
Fatto?
Ecco uno dei motivi per cui facciamo resistenza ad accettare penne italiane nel thriller. 
Ma quali che siano tutti gli altri, è legittimo porsi una domanda: “E perché non dovremmo essere bravi?”
La risposta ce la dà Donato Carrisi con ‘il suggeritore’. Senza esagerare, questo libro non solo regge il confronto con i grandi maestri americani, ma ha anche qualcosa da insegnare. Per due motivi:
1 L’autore inserisce elementi di novità all’interno del genere.
Avverto che faccio un piccolo spoiler, quindi - per chi non lo avesse fatto - se avete intenzione di leggere il libro passate al paragrafo successivo. La principale novità a livello strutturale è che il serial killer in questione ha già agito. Di lui non c’è ‘traccia’ se non con gli indizi che ha lasciato appositamente alla squadra incaricata di trovarlo. Con questo presupposto è molto difficile riuscire a strutturare una narrazione tesa e piena di suspence come richiede obbligatoriamente il genere, eppure Carrisi c’è riuscito. 
2 L’autore conosce molto bene ciò di cui scrive.
Come lui stesso scrive nelle note del libro, tutte le tecniche investigative sono reali. E si vede. Leggendo si entra approfonditamente nella scienza criminologica, imparando molte cose sull’argomento. Personalmente non mi è mai successo con altri libri o film di genere thriller.
Sul piano narrativo forse ci sono un paio di leggerezze, che però non abbassano il livello qualitativo. Infatti Carrisi è stato premiato prima dai lettori di tutto il mondo, poi da una produzione americana che ha deciso di investire per farci un film. 
Sul secondo romanzo uscito da poco, ‘il tribunale delle anime’, non ho sentito dire grandi cose ma non mi pronuncio perché non l’ho letto. Sta di fatto che con ‘il suggeritore’ per una volta abbiamo fatto mangiare agli americani un po’ di polvere, non solo spaghetti. 

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