28/01/12

J.J. va ad Alcatraz


  • Pronto J.J.?
  • Chi parla FBI? Pentagono? Rettiliani? Equitalia?
  • No, siamo la Fox.
  • Ah.
  • Senti, quella nuova serie di cui ci parlavi...
  • Ehm... sì, sì. C’è... un’isola.
  • Un’altra?
  • Sì, però questa è misteriosa.
  • Anche l’altra lo era, J.J.
  • Ah. Ehm... l’isola... è quella di Alcatraz.
  • Grande. Ti prepariamo l’acconto.   

Certo, non sarà andata esattamente così la commissione da parte della Fox per Alcatraz, la nuova serie co-prodotta da J.J. Abrams. Ma quando qualche anno fa andai ad una conferenza di Jack Bender, lui disse che J.J. vendette Lost alla ABC in questo modo: “Un aereo precipita su un’isola misteriosa”. Punto. 
Va da sé che non tutti possono permetterselo: quelli della ABC già sapevano che dietro le poche parole di J.J. si nascondeva un mondo. E poi lì siamo in Ammerica. Comunque, anche se Abrams non figura tra i creatori di Alcatraz, partita il 16 gennaio negli States e in onda da noi il 30 su Premium Crime, ne è indubbiamente l'ideatore occulto. 

L’idea di base è questa: nel 1963 Alcatraz chiuse, e i 300 prigionieri (compresi i secondini) di allora furono trasferiti in altre carceri. Questa è la versione ufficiale. La versione della serie, invece, è che quei 300 prigionieri scomparirono nel nulla. Per ritornare oggi a piede libero a San Francisco e dare sfogo ai loro impulsi omicidi. Senza essere invecchiati di un solo giorno. 
La linea mistery, diversamente da Lost viene subito dichiarata e verbalizzata con il domandone di serie: "perché il tempo non è passato per i criminali?"
Devo essere sincero, ho tremato quando nel primo episodio Rebecca, la detective protagonista, e il suo compare Diego (l'Hurley di Lost, anche qui con un ruolo azzeccatissimo) dicono: “ma è impossibile”, e il misterioso agente Emerson Hauser che coordina le operazioni risponde: “Già. È impossibile”. Risolvendo così la questione. Il mio tremito è durato per tutto il secondo episodio e per il terzo visti finora. Perché su quel punto non ritornano più. Con la prevedibile conseguenza di portarsi il domandone lungo tutti gli episodi (22 confermati) e aspettando una risposta che molto probabilmente coinvolgerà la fisica quantistica. Nella foto, uno degli sceneggiatori non accreditati: 


La rassicurazione che però avviene sul piano mistery è che (per ora) il domandone rimane tale e non rilancia continuamente con altre domande e super-misteri come avveniva in Lost. Guardando le puntate sembra che in sceneggiatura si siano posti innanzi tutto la questione su come dare un po’ di soddisfazione allo spettatore, che in Lost arrivava sì su un piano emotivo, poco o niente su quello logico. 

In Alcatraz infatti spunta un nuovo criminale ad ogni puntata, a cui i nostri devono dare la caccia. Alla fine della caccia, e della puntata, ci sarà una degna conclusione. Forse il tutto sembra un po’ meccanico ma da un punto di vista della detection funziona. Per questo può essere considerata una buona serie crime. Condita con il mistero e altri ‘vizietti’ di forma tanto cari a J.J. come ad esempio l’uso dei flashback sul personaggio di puntata. E di contenuto: il sospetto di un gigantesco complotto su tutti.
Insomma da vedere. Quanto meno provateci. 
Naturalmente, attenti al domandone.

2 commenti:

  1. Non ce l'ho fatta. Ho mollato alla seconda puntata.

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    1. 'cidenti. Ti dico solo che nella quarta sbucano delle chiavi misteriose.
      -'Cosa sono?'
      - 'La prossima volta.'

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