30/08/13

Stoner di John Williams - recensione



Pubblicato negli anni ’60 Stoner non se lo filò quasi nessuno, poi il passaparola l’ha fatto diventare una specie di classico della letteratura. Dico “specie” perché ancora Williams non è entrato nella Hall of Fame degli scrittori ma poco importa perché la recente pubblicazione da parte della Fazi ha fatto scatenare la critica che ha gridato al capolavoro.
La storia è quella di William Stoner: figlio di contadini diventa professore universitario e affronta passivamente le difficoltà della vita. Sostanzialmente il lettore si trova di fronte alla banale vita di un uomo che per molti versi fa compassione.
E allora? 

Allora non sono riuscito a staccarmi dalle pagine e sono rimasto totalmente immerso fino al commovente finale. E così ci si chiede “com’è possibile? ”, “perché una storia apparentemente insignificante riesce ad appassionarci così tanto?”. Ecco cos’ha fatto scattare tutti sull’attenti.

Prima di tutto Stoner è scritto (e tradotto) bene. Williams sa esattamente quello che vuole dire e come vuole dirlo  scegliendo una precisa prospettiva da cui guardare il personaggio. Parola dopo parola, costruisce in modo coerente e senza la minima sbavatura la vita di un uomo qualsiasi. Che qualsiasi non è. 

A posteriori, Stoner mi ha ricordato vagamente Bartleby lo scrivano di Melville. Il mantra su cui ruota la sua vita è la famosa frase “avrei preferenza di no”. Per forza o per scelta Bartleby conduce un’esistenza piatta e immutabile, con il risultato di sconvolgere e cambiare chi gli sta attorno. Seppur sia più “dinamico”, anche il personaggio di Stoner fa incazzare molti. Perché quello che sembra un gesto di rinuncia, in realtà potrebbe (almeno in questi due casi) essere considerato come un atto rivoluzionario. 
Fermarsi e aspettare. 
Come accade ad esempio anche al protagonista di Caos Calmo. Sandro Veronesi (pure lui estimatore di Stoner) piazza il suo protagonista su una panchina e non lo fa muovere più. Un semplice gesto, che sconvolge tutti gli equilibri.
Sono solo assonanze, il tentativo di dare una spiegazione alla strana bellezza di questo libro. E magari pensare che fermarsi e aspettare non è mica cosa da poco. 

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