04/08/13

La verità sul caso Harry Quebert di Joel Dicker - recensione


Marcus Goldman, un famoso giovane scrittore che cerca disperatamente idee per il suo secondo romanzo viene travolto dalla fortuna quando nel giardino della casa di Harry Quebert, altro famoso scrittore nonché mentore di Marcus, viene scoperto il cadavere di Nola Kellergan, una ragazzina scomparsa trent'anni prima. Eccolo qua il materiale per il suo nuovo romanzo, che è poi questo voluminoso thrillerone edito da Bompiani.
Il romanzo è ambientato nella provincia americana del New Hampshire ma l'autore è svizzero, ginevrino per la precisione. Questo non vuol dire nulla per carità, non è che bisogna andare su Marte se uno vuole fare un romanzo ambientato su Marte. In questo caso però è evidente che il buon Dicker, sbucato all'improvviso e baciato dalla fortuna così come il suo protagonista, descrive la provincia americana avendo come riferimento i romanzi di King e il Twin Peaks di Lynch, nobilissimi riferimenti, ma insufficienti per rendere il racconto verosimile. Così come è evidente che i personaggi soffrono dello stesso difetto: sagome di cartone che usano un linguaggio finto e in molti casi puerile. 

E pensare che per gran parte della lettura sono stato preso dalla storia, letteralmente coinvolto da quello che stava succedendo anche se ogni cinque pagine (facciamo tre) dovevo passare sopra evidenti lacune stilistiche e narrative. Perché per quanto mi riguarda la storia viene prima di tutto. Per gran parte del romanzo c'ho creduto: bell'intreccio e bella struttura, mi dicevo. Così come mi dicevo che tutti quelli che avevano criticato pesantemente questo esordiente fino a farsi gonfiare le vene sul collo, in fondo stavano rosicando. Poi, ahimè, sono stato colpito anch'io dal virus della cattiva scrittura i cui sintomi cominciano a manifestarsi con fastidio e noia. Per fortuna che questo virus m'ha colpito nelle ultime (si fa per dire) trecento pagine lasciando ancora un po' fresca l'opinione positiva che avevo avuto fino a quel momento. 
La cosa curiosa, tanto per fare una riflessione sulla narrazione, è che il nostro ginevrino per ansia da prestazione, più si avvicinava al finale e più accumulava colpi di scena, nuove storie e nuove idee. Del tipo che - SPOILER - la ragazzina assassinata, che si pensava venisse maltrattata dalla sua stessa madre aveva in realtà uno sdoppiamento di personalità e si autoflagellava. Perché (udite udite) anni prima uccise sua madre appiccando un incendio e (udite ancora) l'ordine religioso a cui apparteneva il padre decise di estirpare il "maligno" con il rituale dell'esorcismo. Giusto per dare anche una spruzzatina di Hitchcock e Blatty. 
Oltre a questo, false piste a non finire. È giusto che ci siano in un thriller altrimenti non c'è storia, ma accumularle giusto per riempire pagine è come mettere troppa carne sul fuoco: tanto fumo e basta. E poi, ripetizioni. Tante. Troppe. Con l'evidente intento di ripassare una storia che dopo un po' comincia a sbrodolare. 
Quindi male, da un lato. E bene dall'altro. Ma i difetti hanno pesato un po' troppo sul piatto della bilancia e non so se me la sento di consigliarlo. 
Facciamo così, voi iniziate pure a leggerlo e quando vi siete stufati e volete scoprire l'assassino tornate a leggere questo pezzo.
L'assassino, o meglio gli assassini di Nola sono:
- SPOILER FINALE -
il Capitano della polizia Gareth Pratt e l'agente Travis Dawn.
Il loro movente: Nola è stata casualmente testimone dell'omicidio che i due avevano commesso nei confronti di Luther Caleb (uomo dal volto sfigurato su cui ricadevano sospetti, autista del riccone Stern ovviamente sospettato pure lui).

E comunque, quello che adesso a me piacerebbe sapere non è più la verità sul caso Harry Quebert. Ma la verità sul caso editoriale di Joel Dicker, pompato, diciamolo, immeritatamente e misteriosamente. 

2 commenti:

  1. Concordo.
    Solo che a me l'irritazione/fastidio/noia per la cattiva scrittura è venuta prima delle ultime trecento pagine.
    Amo leggere ma, ancor più, amo essere convinta da ciò che leggo e in questo caso sono rimasta delusa da tutto: linguaggio ridicolo, personaggi poco approfonditi, tonnellate di carne al fuoco ma tutta, irrimediabilmente, bruciata. Una cosa è certa: non leggerò più nulla di questo buffoncello.
    La letteratura di genere è spesso maltrattata da autori da 4 soldi, ahimé.

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  2. Una schifezza immane. Comunque ho fatto come hai consigliato: ho letto finché ho potuto, poi sono tornata qui a leggere il finale. Leggo delle fan fiction scritte meglio!

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