Figlio di una prostituta e costretto a fare i lavori più umili in una malfamata osteria nell’Inghilterra ancora lontana dalla rivoluzione industriale, Roderick Duddle è in realtà un bambino preziosissimo: ultimo e unico erede dei Pemberton, ricca e potente dinastia prossima a scomparire. La sola cosa che prova la fortunata sorte del bambino è un medaglione, oggetto su cui tutti - misteriosi uomini sfigurati, mercenari, viscidi avvocati, badesse senza scrupoli e tanti altri - vogliono mettere le mani e arricchirsi a dismisura.
L’ipercolto e raffinato Michele Mari affonda la penna nei classici del racconto popolare alla Dickens, Stevenson e Melville, pesca tra innocenti orfanelli e orchi cattivi, tesori, navi e spietati assassini e ne tira fuori un romanzo d’avventura contemporaneo.
Gli echi e i riferimenti ai capisaldi della letteratura moderna sono solo gli ingredienti su cui viene costruita una storia dal respiro ampio e allo stesso tempo veloce come un videoclip. Non me ne vogliano i salotti letterari (ammesso che leggano Michele Mari) ma questo classico contemporaneo ha il tono di Snatch di Guy Ritchie, il ritmo di un noir di Chandler e il montaggio alla Natural Born Killers di Oliver Stone. Sicuramente pregio della storia che però corre il rischio di sovraccaricare il lettore con un plot su cui ci si potrebbe fare un’intera stagione televisiva o forse anche due (e poi non dite che non l’avevo detto).
Mari il rischio lo corre, punta, e vince. Perché scongiura l’eventuale indigestione con una padronanza della lingua italiana fuori dal comune, un’abilità narrativa sublime facendo grande letteratura e soprattutto con la bellezza, poesia, profondità, ironia ed epica dei personaggi. Su tutti, Jones e il malfrodito.
Non aggiungo altro se non il consiglio spassionato di provare a sfogliare almeno qualche pagina di questo classico contemporaneo e poi vedere cosa accade.
P.s.: il consiglio vale anche per i salotti letterari.
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