16/11/13

The Canyons - recensione



The Canyons è un cupo dramma ambientato a Los Angeles e firmato da due giganti del cinema e della letteratura: Paul Schrader e Bret Easton Ellis. Lo ammetto, se non ci fosse stata la loro firma avrei sicuramente guardato il film in modo diverso e forse, lo avrei apprezzato di meno. Il pregiudizio autoriale c’entra poco, il fatto è che proprio in virtù della poetica di Ellis e Schrader, The Canyons acquista di valore. Mi spiego.

Se andiamo a vedere la storia in sé, è poco più di una soap dalle tinte noir: il giovane, ricco e annoiato Christian (James Deen) entra in un vortice di paranoia e gelosia nei confronti della sua compagna Tara (Lindsay Lohan) fino alle tragiche conseguenze. Ma questo banale plot, tradotto nella lingua e nella poetica di Ellis e Schrader si sviluppa in un territorio che loro, e solo loro, riescono a raccontare scatenando le nevrosi di tutti i personaggi. Le vittime diventano a loro volta carnefici e la salvezza è solo un’illusione che neanche il denaro può comprare. 
Ci sono i personaggi tragici di Schrader, gli antieroi e lo squallore di un certo tipo di umanità che ci ha raccontato in Taxi Driver, Toro Scatenato, American gigolò, Hardcore, Lo spacciatore. C’è tutto il suo cinema e il suo immenso amore per il cinema. C’è tutta l’ossessione di Ellis per i personaggi senza un’identità, fatti solo di maschere e pulsioni egoiche. Se in American Psycho descriveva le persone solo dalle griffe che indossavano e dai prodotti che consumavano (nel libro non c’è una sola descrizione facciale che sia una), qui lo fa con gli iPhone e con la solita ossessione per il corpo, oggetto estetico perfetto da usare per ottenere qualcosa in cambio, o al massimo un piacere più vicino alla compulsione che al benessere.  
Per questo, se si guarda The Canyons come opera a sé potrebbe lasciare un po’ d’amaro in bocca. Guardata invece come un altro film di Schrader (sì, anche quelli scritti per Scorsese sono film di Schrader, e non solo di Scorsese) e un altro libro di Ellis, allora diventa un’altra cosa. Un altro pezzo del mosaico che questi due autori hanno cominciato a costruire tanti anni fa. 
Ultima cosa: se avevo un pregiudizio alto era nei confronti della Lohan. Che qui, bisogna dirlo, è più che brava. 

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