23/05/12

Jack White - Blunderbuss



A volte, durante l’arco della carriera di un cantante o un gruppo musicale, per breve o lunga che sia, succede di ascoltare capolavori all'inizio e poi fiacche imitazioni degli esordi. Uno dei motivi più banali, lo sanno ormai anche i microfoni, è che il successo dà alla testa. Nel mondo siamo pieni di storie dove qualche sfigato che s’è messo a suonare nel garage, una volta uscito ha ribaltato il mondo. Ma siamo anche pieni di storie dove quello sfigato, ricoperto d'oro, perde per strada il motivo che l’ha spinto ad andare in garage e fare musica, suonando cose che lasciano l’amaro in bocca.
È questo il caso di Jack White e del suo ultimo ‘Blunderbuss’? 

No.
È fuori discussione che Jack White sia uscito da quel garage e abbia ribaltato il mondo diventando una rockstar a livello planetario. Poi però non s’è perso per strada, anzi, ha piantato radici ancora più profonde e robuste nella terra delle sue origini musicali. Letteralmente. E cioè, qui:


Nashville, Tennessee. A 'pochi passi' dal Mississippi, lì dove i lavoratori neri spezzavano le catene con il loro canto di dolore: il blues. 

E dove oggi Jack ha fatto costruire questo adorabile mostro:
                                     

Trattasi della Third Man Records: etichetta indipendente, negozio e studio di registrazione. Che dentro è fatta più o meno così:

Certo, il signor White ha i mezzi per fare tutto questo, ma è la musica che conta: nonostante i milioni, Jack riesce a convincere proprio come faceva all’inizio, che i milioni non li aveva. 
Guardate questo video, per capire che concezione ha (oggi) della musica. 


‘Blunderbuss’ non tradisce questo spirito. Si sente il cuore, gli stivali che battono a tempo e l’odore di tabacco che si confonde con la polvere delle strade. Insomma, è roba di cent’anni fa ma suonata oggi. Fatevelo un giro a cavallo, che per scendere a terra c’è sempre tempo.

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